La Storia è scritta da persone che, in positivo o in negativo, hanno legato il loro nome a fatti che hanno dato una svolta a quella che sembrava la strada da percorrere.
A volte si tende a ricordare soprattutto chi ha provocato danni enormi alla civiltà umana, perché le esperienze negative sono quelle che restano più vive nella memoria.
Ma ce sono sempre molte altre che, invece, segnano il loro percorso in questa vita con scelte, decisioni e azioni che vengono ricordate per il Bene che hanno prodotto per la collettività.
Li definiamo Eroi, dal greco prima e dal latino poi: uomini vigorosi, persone forti che sono state capaci di lasciare un marchio positivo indelebile del loro passaggio.
Ci sono poi degli Eroi ancora più particolari che, spesso perché le loro azioni non coincidono con la narrazione ufficiale, vengono messi da parte, delle ombre impalpabili ma impenetrabili avvolgono la loro esistenza e nessuno ne parla, li ricorda, ne fa romanzi o film.
Anche in Italia non si è esenti da questa abitudine e, per quanto possibile, cercherò di ricordare figure del passato molto importanti e che per diversi motivi sono stati messi nel dimenticatoio della Storia.
La prima vicenda che desidero raccontare è “transnazionale”.
Forse perché anch’io vivo questa situazione, legato a doppio filo a due paesi molto vicini ma distinti, la storia umana e professionale di Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà mi ha particolarmente colpito.
Settimo di tredici figli, Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà nasce a Castel Gandolfo, da tutti conosciuta come residenza papale estiva, il 26 gennaio del 1852.
E’ figlio di un’aristocratica romana, Giacinta Simonetti, e del conte friulano Ascanio Savorgnan di Brazzà.
Dopo avere iniziato gli studi a Roma, si trasferisce a Parigi per continuarli e ben presto si appassiona all’Africa ed ai viaggi di esplorazione che si stanno moltiplicando alla fine dell’800.
Con la nascita dell’industrializzazione, le grandi potenze europee spingono le proprie mire imperialiste verso il cuore del continente, ricco di materie prime e con grandi prospettive di investimenti redditizi.
Il nostro eroe si arruola nella marina francese e, quando scoppia la guerra del 1870 con la Germania, chiede la naturalizzazione francese, diventando Pierre Savorgnan de Brazza.
Dopo l’esperienza bellica parte finalmente verso la meta tanto desiderata, arriva in Gabon ed inizia a risalire il fiume Ogooué.
Due missioni dall’esito poco felice non lo abbattono e tra il 1879 ed il 1882 ottiene il successo che cercava: prima fonda la città di Franceville poi, grazie ad un accordo con il re congolese Makoko Iloy I, fonda la città di M'Foa sulla sponda destra del fiume Congo.
Quest’accordo con il leader congolese è, nello stesso tempo, il miglior colpo diplomatico nella carriera di Brazzà e una delle principali dimostrazioni del suo coraggio.
Infatti, non solo Brazzà non segue le “strategie” coloniali dell’epoca, imponendo con la forza la presenza straniera, terrorizzando i civili e depredandone le ricchezze, ma imposta le sue trattative su un piano di assoluta parità e di rispetto verso i nativi.
Scriverà per le autorità francesi, infatti, due rapporti molto dettagliati sulle atrocità compiute da personaggi come Stanley, che voleva imporre la corona britannica con la forza a tutta l’Africa, e re Leopoldo II del Belgio, che riceveva come omaggio migliaia di ceste colme di mani e braccia tagliate a colpi di macete ai congolesi che non accettavano di sottomettersi (e per questo non è mai stato giudicato da alcun tribunale internazionale e non).
Tutti i suoi rapporti resteranno inascoltati, ma la popolazione locale gli riconoscerà la sua onestà, la sua correttezza ed il suo desiderio sincero di aiutare l’Africa.
Forse proprio per questo motivo, il sospetto che la sua morte, avvenuta a Dakar il 14 settembre 1905, sia stata legata ad un avvelenamento resta vivo ancora oggi.
Il governo francese propone alla moglie, Thérèse de Chambrun, l’inumazione al Panthéon, per i meriti acquisiti sul campo, ma lei rifiuta: Brazzà ha vissuto per l’Africa e desiderava restarci anche da morto.
I suoi resti, inizialmente sepolti con quelli della sua famiglia ad Algeri, saranno trasferiti il 3 ottobre 2006 a Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo, l’antica M'Foa che verrà intitolata al suo nome nel 1911.
E’ giusto ricordare che Brazzaville, durante l’occupazione nazista della Francia dal 1940 al 1942, fu la capitale della Francia Libera.
Brazzà ha ispirato intere generazioni di africani, dandogli la forza di lottare per i propri diritti. Il suo messaggio pacifista, mentre tutto il mondo intorno a lui usava i cannoni per depredare e conquistare, avrebbe dovuto regalarlo alla Storia e invece noi ce lo siamo dimenticati.
Pochi conoscono quest’uomo straordinario, al quale oggi voglio rendere omaggio.