Sindelar, l'eroe austriaco
Poteva essere corrotto dal nazismo, poteva diventare un dio in terra, ma se ami il calcio, se lo hai compreso veramente, comprendi subito da quale parte devi stare
Domani sera, a Londra, gli Azzurri di Mancini affronteranno l’Austria negli ottavi di finale di questi Europei di calcio da ritorno al futuro.
L’Austria, per quanto confinante con l’Italia, non è molto conosciuta, se non per i trascorsi bellici che videro le sponde del Piave macchiate dal sangue di giovani soldati provenienti da mezza Europa e che lì trovarono l’epilogo della loro esistenza.
Ma visto che parliamo di qualcosa che, almeno in principio, dovrebbe essere divertimento, il calcio, mi sembra giusto tributare un breve pensiero a colui che è stato considerato il più grande calciatore austriaco di tutti i tempi.
Matthias Sindelar, nome di nascita Matěj Šindelář, nacque il 10 febbraio 1903 a Kozlov, in Moravia.
A soli 15 anni era già l’astro nascente del football austro-ungarico, un attaccante dotato di un grande dribbling e notevole fantasia.
La sua folgorante carriera durò oltre un ventennio, fino alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso.
Fu proprio nel 1939, l’anno in cui la Germania nazista annesse l’Austria con il cosiddetto Anschluss, che la vita e la carriera di Sindelar si conclusero tragicamente.
Sindelar era un eroe nazionale.
Aveva vinto due titoli nazionali, sette coppe d’Austria, aveva trascinato la sua nazionale alla semifinale dei mondiali del 1934 (poi vinti dall’Italia).
Ma in quel maledetto 1939, rifiutò di indossare la maglia del terzo reich e questo, anche se non fu mai completamente dimostrato, gli costò la vita.
Perseguitato dai nazisti per la sua presa di posizione e per la sua convivenza con l’ebrea italiana Camilla Castagnola, i loro corpi vennero trovati senza vita nel loro appartamento, ufficialmente a causa di un’asfissia da monossido di carbonio.
L’inchiesta finì dispersa nel tourbillon dell’inizio della guerra e rimase sempre il sospetto che la sua scomparsa fosse opera della Gestapo o, in alternativa, un suicidio di coppia.
Più di quindicimila viennesi accompagnarono il feretro al Cimitero Centrale di Vienna dove, il 23 gennaio anniversario della scomparsa, si riuniscono calciatori e tifosi per ricordare il “Mozart del football”, com’era descritto all’epoca.
Sindelar era un simbolo per tutti gli austriaci anche per la sua provenienza sociale.
Era cresciuto nel Favoriten, un quartiere operaio della capitale, ed il suo successo divenne presto la prova che anche un uomo di umili origini poteva diventare popolare ed amatissimo.
Una curiosità: la vicenda umana a sportiva di Matthias Sindelar ha ispirato molte opere letterarie, tra cui un fumetto realizzato da Carlo Bazan e Carlo Rispoli.
L’asso austriaco è anche l’eroe del romanzo francese “L’homme qui n’est jamais mort”, scritto da Olivier Margot.
E che domani sera, Italia ed Austria rendano onore a questo grande Uomo e calciatore.